Ferrari Sport nasce negli anni 50 dall’idea di Pietro Ferrari
In via Costantino Reta dove ancora oggi la tradizione del miglior calcio genovese e non solo viene continuata nel negozio di famiglia con la stessa passione e professionalità.Tornando al passato ricordiamo quando, nel laboratorio artigianale venivano confezionate scarpe da calcio su misura per i più grandi campioni del mondo. Non esistevano ancora i moderni messaggi pubblicitari, e l’unico modo per farsi conoscere ed apprezzare attraverso uno spontaneo passaparola era quello di produrre un articolo di ottima qualità ed originalità.In quanti di voi hanno indossato le nostre scarpe da calcio Ferrari?!
In quanti campi sono state indossate?!
In quanti avete voluto sentire la scarpa un po’ più vostra personalizzandola con la scritta del vostro nome?!
Ma forse non tutti sanno la storia di questa scarpa!!! Abbiamo pensato di rendervi partecipi di come è nata quella Ferrari che tanto chiedete quando entrate in negozio , come è nata quella scarpa da calcio che sentite un po’ vostra, entrando così in qualche modo anche voi a far parte di questa avventura, questa famiglia, nata nello scorso secolo da un calzolaio della Val Polcevera.

DOTTORE IN CALZATURE PER I BIG DEL CALCIO
Le attività economiche che gravitano intorno agli stadi e ai luoghi in cui si praticano gli sport hanno trasformato gli atleti in uomini copertina che esaltano i meriti di qualunque prodotto che fornisca loro contratti economici favolosi.
Pietro Ferrari, calzolaio di Bolzaneto, non si fa molta pubblicità, non spende molti soldi in cartelloni da affiggere negli stadi, eppure il suo laboratorio di Via Reta è frequentato dai più grandi campioni del mondo del calcio, che cercano nelle scarpe l’aiuto prodigioso per perfezionare il loro tocco di palla.
Abbadie e Riva, Cucchiaroni e Lorenzi, Bassetto e Mazzola, Combin e Liedholm , hanno indossato le scarpe fatte a mano di questo ingegnoso artigiano nato e cresciuto in Val Polcevera.
Il discorso di Ferrari inizia con una punta di simpatico sarcasmo:
“Finalmente qualcuno si è accorto che Ferrari fabbrica scarpe da calcio solo per grandi campioni. Lasciamo perdere.
Forse la colpa è anche un po’ mia che dovevo cercare di ampliare l’azienda, d’altra parte il lavoro non mi è mai mancato. Tutto è iniziato subito dopo la Guerra quando fu fondata la società sportiva Bolzanetese. Prima facevo il riparatore di biciclette ma , vedendo giocare a calcio, ebbi l’ intuizione che qualcosa poteva essere modificato nelle scarpe da calcio dei giocatori. Ricordo di aver visto giocare Meazza, che per me è stato il più grande campione che mai abbia calcato il prato di uno stadio con scarpe da calcio orrende, come usavano una volta la scarpa sembrava uno zoccolo aveva poca forma era dura e pesante , il cuoio troppo spesso impediva qualsiasi sensibilità, il tatto era poco favorito .Mi misi a studiare e con l’ aiuto e gli insegnamenti di un artigiano di Tortona, ho messo insieme gli elementi per costruire scarpe da calcio di successo”.
Attualmente nel laboratorio di Ferrari lavorano 9 persone, la clientela non manca. In passato era Ferrari che girava l’Italia, convocato dai presidenti delle squadre o dagli allenatori per misurare come a tante ballerine gli arti inferiori di super campioni e di modesti gregari.
Ora molti di questi propiziatori di gioie e dolori domenicali fanno visita a Ferrari per chiedergli aiuto e consiglio ma Ferrari ha conservato saggezza ed equilibrio.
“Bisogna chiarire subito – spiega – che saper giocare al pallone prima di tutto è un dono di natura. Un grande campione sa giocare in mezzo ad un campo anche indossando un paio di scarponi.
Certo che, come Merckx ha bisogno per vincere di una buona bicicletta, così anche i calciatori devono indossare scarpe che li facciano sentire a loro agio. Così ho trasformato le scarpe da calcio diminuendone il peso. Uso solo pelle di cavallino leggerissima, la suola è di cuoio rinforzato per poterci inserire i tacchetti di cuoio.
Alcuni usano i tacchetti di alluminio che costano meno e forse sono più pratici da cambiare, ma un buon giocatore preferisce i tacchetti di cuoio che afferrano meglio il terreno e garantiscono meglio l’equilibrio”.
Ferrari prende una scarpa la accarezza un attimo e poi senza nessuna fatica la piega a metà per la bontà del suo prodotto del 1969, a quella che veniva chiamata l’Olimpiade dell’alta moda, Ferrari vinse a Torino il primo premio per il miglior articolo sportivo.
Ferrari ha altre cose da aggiungere:
“Mi occupo anche di fornire i lacci che faccio fabbricare appositamente in puro cotone. Non voglio che un giocatore mentre tira più forte le stringhe, se si strappano debba dire che le mie scarpe sono marce. E poi i parastinchi. I miei sono di pura pelle rinforzati con nylon, i giocatori li preferiscono a quelli di plastica che, al contrario, rimangono molto rigidi e impediscono i movimenti”. Quando i calciatori escono dai sottopassaggi degli spogliatoi Ferrari ammette di notare subito chi indossa le sue scarpe e chi invece frequenta industrie più pubblicizzate. “Facciamo venti paia di scarpe al giorno – dice – il prezzo medio è sulle 60mila lire. Il piede più bello che ho visto era quello di Gigi Riva: considerata l’altezza dell’uomo aveva un perfetto 41, il collo del piede bello alto e potente. La sua scarpa sulla punta era sempre pulita, segno che sapeva colpire la palla con un tempismo eccezionale. In area quando uno colpisce il pallone fuori tempo, goal se ne segnano pochi. Toneatto è un patito delle mie scarpe, ma anche i giocatori del Genoa sono venuti tutti a farsi rifare le misure. Onofri, Odorizi e Manfrin erano di buon umore, per questo mi sono permesso di chiedere di cercare di fare 4 o 5 goal per partita. Belle come sono le mie scarpe da calcio, dovrebbero invogliare a giocare meglio”.

